L’ amicizia è un concetto difficile da definire, a dire il vero non ci ho mai capito molto, anche se mi ha sempre affascinato, ma quel che è certo è che quella quella expat è speciale.

Non ci sono regole in amicizia, non ci sono sicurezze, non ci sono strategie; l’amicizia, specialmente tra donne, è come una specie di alchimia, e quando la trovi sei felice (su questo ho già scritto un altro post che ho chiamato Amiche forever).

Ho riflettuto molto, da quando vivo in un paese diverso da quello in cui sono nata, sull’amicizia, perché quel che è certo è che l’ amicizia expat è molto diversa da quella che nasce e cresce con te nel posto dove sei nato.

Non è più facile o più difficile, ma è diversa e mi ha incuriosito.

L’amicizia expat è solidale

La prima cosa che ho notato è che l’ amicizia expat è generalmente caratterizzata da una grande solidarietà.

Perché, come dire, siamo un po’ tutti nella stessa barca, e tutti lontani dagli originari punti di riferimento.

Non ci sono genitori, zii, parenti, vicini di casa che ti hanno visto nascere, colleghi storici e compagni di scuola della prima elementare.

Non ci sono nemmeno il fruttivendolo e il panettiere che conosci da quando eri bambina e andavi a comprare la focaccia con tua nonna, o il parrucchiere che sa da circa quindici anni come vuoi tagliare i capelli.

Quindi scatta la solidarietà.

Le persone che conosci, expat come te, sono solidali; ti danno subito tutte le informazioni di cui hai bisogno, il numero di telefono dell’idraulico e quello del dentista, l’indirizzo del pub migliore tra quelli del circondario e quello del negozio che vende il prosciutto di Parma.

E tu fai lo stesso con quelli che arrivano dopo di te, perché sai quanti problemi hai potuto evitare quella sera che è saltata la corrente in tutta la casa e tu, al buio e al freddo con tre bambini, non potevi chiamare la zia, la mamma o il cugino con il pallino del fai da te, ma avevi il numero dell’elettricista solerte dato dalla amica expat il primo giorno che l’hai conosciuta “così nel caso ti dovesse servire” (e serve sempre).

La solidarietà, poi, è fatta anche di parole.

Quindi, quando ti prendono quei momenti di sconforto totale e ti senti completamente persa, l’amica expat sa esattamente che cosa deve scriverti nel suo messaggio di WhatsApp, e non è mai una frase di circostanza, perché ha ben presente come ci si sente e conosce bene quel senso di smarrimento, e non si sognerebbe mai di minimizzarlo.

E’ immediata

Questa è una cosa bellissima, che mi ha sorpreso in senso positivo.

Per fare amicizia nel proprio paese di origine, quello dove ti senti diciamo così al sicuro, si impiega tempo, riflessione, consolidamento. In poche parole, si tende a ponderare l’amicizia e a concederla piano piano, con qualche riserva quanto meno nell’entrare in confidenza.

Ma qui no.

Non c’è tempo per fare tanti ragionamenti, sofismi e voli pindarici, perché nel frattempo si perdono tutti i treni.

Quindi si tagliano i preliminari, ci si affida all’istinto e si va subito al sodo.

Questo non significa che le amicizie siano più superficiali, anzi. Il più delle volte sono molto profonde proprio perché nate in un momento in cui sei particolarmente vulnerabile e sensibile.

Quindi, ti sorprendi a raccontare (un sunto) della tua vita ad amiche che conosci da una settimana e scopri che non è poi così male entrare subito in confidenza con le persone ed andare subito al cuore delle cose.

Anche perché, il più delle volte, devi raccontare te stesso in una lingua che non è la tua e quindi per forza di cose, tendi ad arrivare all’essenziale molto velocemente, senza tanti giri di parole (che non conosci).

E cerchi di utilizzare tutti gli strumenti che hai a disposizione, tipo il sorriso, il linguaggio del corpo, la disponibilità, l’entusiasmo (o qualunque altra sia la tua qualità positiva principale).

In poche parole, bisogna imparare a fidarsi del proprio istinto e, comunque, a fidarsi della gente, in generale.

Non sempre può andare tutto bene, ma intanto questa è la vita, inutile recriminare.

La maggior parte delle volte, pero’, va bene, e la tua vita si riempie di presenze completamente nuove, che hanno milioni di cose da dirti.

E’ una specie di amicizia accelerata, che ti fa sentire meglio.

E’ multietnica

L’amicizia expat, molto spesso è fatta di persone che provengono da paesi diversi dal tuo, con lingua, religione, etnia, abitudini, modo di cucinare, festività, diverse dalle tue.

Sin da subito, quindi, ti accorgi che il mondo è composto da tante persone diverse, che hanno probabilmente un punto di vista diverso dal tuo su quello che succede, al quale non avevi mai prestato attenzione.

E questo ti apre la mente istantaneamente.

Non è la stessa cosa apprendere i fatti che succedono nel mondo leggendo un giornale o guardando un programma televisivo, e sentirli raccontare da un tuo amico che è nato e vissuto nel paese dove i fatti stanno accadendo e che ti racconta dall’interno la sua esperienza.

E non è la stessa cosa mangiare in un ristorante indiano, o asiatico, o messicano, e sentire una tua amica che ti spiega come si cucina quel piatto nella tradizione della sua famiglia, quanto sale ci mette sua nonna e quanto ce ne mette sua zia e, soprattutto, vedere che lo prepara con cura per te e te lo fa assaggiare.

E’ proprio diverso, è un modo per entrare direttamente dentro le cose e farsi un’idea propria di tutto.

All’inizio è strano, perché ti toglie delle certezze (il fatto che tutti abbiano il tuo stesso background è tendenzialmente, ed inconsciamente, rassicurante) ma poi, piano piano, ti accorgi dell’enorme potenziale di tutto questo, e dell’immenso regalo che stai ricevendo per il solo fatto di entrare in contatto con così tante persone che provengono dalle parti più disparate del pianeta.

L’ amicizia expat, a volte, è fugace

L’ amicizia expat, a volte, è fugace perché spesso l’amico deve ripartire, e tu ti senti triste perché sai che forse non lo rivedrai più, o se lo rivedrai dovrà passare molto tempo (dato che probabilmente l’amico vive in un altro continente); un po’ come quando da ragazzina andavi al mare e poi, l’ultimo giorno, sapevi che i tuoi amici tornavano nella loro città, che non era mai vicino alla tua.

Però c’è una cosa bella che ti dà sollievo; il legame stabilito in quella particolare situazione, di solito, è così intenso che ti lascia comunque qualcosa.

Un ricordo, il sapore di una giornata passata insieme, qualcosa che l’amico ti ha insegnato della propria vita in un altro continente, un momento di gioia condiviso che si fissa e rimane lì per sempre.

Quindi, in poche parole, si impara a non essere tristi, ma contenti del fatto di essersi comunque conosciuti, e di avere fatto un pezzetto di cammino insieme.

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