Non so da quanto tempo non pensavo al Tempo delle Mele.

Un po’ di sere fa, il folletto grande (tredici anni appena compiuti), è arrivato in cucina con fare circospetto, seguito dai due fratelli, in fila indiana, con l’aria tutta soddisfatta.

“Mamma, stasera, dato che non c’è papà e siamo solo noi quattro, abbiamo pensato di farti una bella sorpresa: abbiamo scaricato dal web un film dei tuoi tempi”.

Dopo un attimo di panico (l’idea che hanno i folletti dei miei tempi è sempre un po’ vaga, e va all’incirca dal giurassico agli antichi romani), e non senza un certo stupore (ma come, stasera niente lotta e partita di pallone in salotto?), mi lascio trascinare in soggiorno, dove incominciano a scorrere le immagini del “Tempo delle mele 2”.

Un tuffo nel passato

L’effetto “tuffo nel passato” è istantaneo e incredibile.

Sembrano passate solo poche settimane invece che duecentomila anni; ma com’è possibile?

Mi sono distratta un attimo, ed è passato tutto questo tempo?

M’incollo al televisore, completamente rapita dai miei quattordici anni, e mi dimentico istantaneamente del salotto, dei bambini, e della cena che si carbonizza sul fuoco.

Mi sento perfettamente a mio agio nei panni di Sophie Marceau e mi sembra che da un momento all’altro debba passarmi a prendere Pierre Cosso con il motorino.

Ricordo perfettamente tutte le battute, per non parlare delle musiche e dei testi delle canzoni.

Ci credo, avevo il disco. In vinile. “Reality”, colonna originale del film. E lo sentivo tutti i giorni.

Non è proprio come sembra

Purtroppo, però, alcuni dettagli mi ricordano che non sono passate solo poche settimane.

Intanto per cominciare, Vic e Penelope ne Il Tempo delle Mele vanno a telefonare nella cabina telefonica, quella con i gettoni, e per parlare da casa usano il telefono fisso, con la cornetta e la prolunga per andare a parlare nell’altra stanza.

I bambini sono leggermente interdetti: per loro, se uno va nella cabina telefonica, lo fa per trasformarsi in Superman, non certo per telefonare alla compagna di banco.

E poi, eccolo lì: il giradischi; quello con i dischi veri e la puntina che quando mettevi il disco faceva crssssccccccc prima di iniziare e ogni tanto saltava perché si impolverava e bisognava soffiarci sopra per mandare via la polvere.

Naturalmente, in tutte le feste degne di questo nome, organizzate rigorosamente il Sabato pomeriggio, ci voleva qualcuno addetto a cambiare i dischi, proprio come nel film, perché se no la musica finiva ogni minuto e mezzo, e non si riuscivano a ballare i “lenti”.

E il “motorino”! Cioè, non il motorino di oggi, che per accenderlo basta schiacciare il pulsante dell’accensione, e sono capaci tutti, ma tipo il Ciao bianco, che per accenderlo dovevi pedalare sul cavalletto e poi mollare la frizione e accelerare al momento giusto, e se pioveva e si era bagnata la candela, s’ingolfava, e dovevi pedalare per un quarto d’ora, e quando per miracolo riuscivi ad accenderlo faceva un fumo bianco tremendo.

E poi, per non fartelo rubare, dovevi mettere la catena con il lucchetto, ricoperta di plastica verde, così non si arrugginiva con la pioggia.

Però, ora che ci penso, non era così male; in fondo, se restavi senza benzina (o meglio, senza miscela al due per cento), potevi sempre pedalare fino a casa.

Domande insidiose

I bambini guardano sempre più interdetti; per loro il Ciao o la Biga devono essere più o meno la stessa cosa.

Però sono contenti di vedere la mamma così entusiasta, e fanno le domande con una certa delicatezza.

“Ma mamma, se Vic non trovava il gettone per avvisare i genitori che arrivava tardi, per evitare tutto quel casino, non poteva mandargli un sms così si rilassavano tutti?”.

Io, nel frattempo, una volta trasformata in Vic, mi trovo perfettamente a mio agio e sento che potrei continuare per ore; ma in realtà, dopo un’ora e mezza di vita negli anni ottanta, il Tempo delle Mele improvvisamente finisce e mi ritrovo di colpo catapultata nel duemila quattordici.

I bambini mi vedono un po’ delusa e cercano di consolarmi: “Va beh, dai, mamma, non ti preoccupare, la prossima settimana ti scarichiamo Il tempo delle mele 3”.

Se vuoi leggere altre pagine di questo Diario dai un’occhiata a questo post qui.