Colloquio di ieri pomeriggio sulla borsa.
Io (al folletto grande): “Tesoro, puoi prendermi un attimo il telefono dentro la borsa?”
“Eh no mamma, te lo scordi, io le mani lì dentro non ce le metto”.
Eppure, fino a quel momento, non mi ero posta (quasi) nessun problema circa il contenuto della mia borsa.
Nel senso che non mi era mai apparsa come una giungla inesplorata, ma tutt’al più come la borsa di Mary Poppins, che dall’esterno sembrava innocua, e poi, una volta aperta, lasciava uscire un po’ di tutto, compreso appendiabiti e paralume con frange.
Ora che ci penso, il peso della mia borsa mi è sempre sembrato un tantino eccessivo, ma non sono mai riuscita ad alleggerirla, dato che ho sempre pensato che contenesse soltanto “l’indispensabile”.
E cioè (descrizione letterale del contenuto, no voli pindarici):
1. Chiavi
Quattro paia di chiavi: chiavi di casa, chiavi della macchina, chiavi dell’ufficio, chiavi dell’ufficio dove lavoravo prima (che non si sa mai, metti che mi prenda un attacco improvviso di nostalgia per una pratica del millenovecentonovantanove…).
Ogni mazzo di chiavi è dotato di un portachiavi: uno elegante (per le chiavi di casa), uno a forma di pesantissima coccinella portafortuna (per le chiavi della macchina), volendo utilizzabile anche come arma per colpire in testa eventuali malintenzionati.
Uno peloso, tipo coda di coniglio (per le chiavi dell’ufficio vecchio), molto utile anche perché rintracciabile al tatto anche frugando a casaccio nella borsa con una mano mentre guido la macchina.
E, infine, uno esotico, a forma di infradito brasiliana, comprato a Rio de Janeiro (per l’ufficio nuovo), in segno di auspicio positivo, propiziatorio del fatto che un giorno io riesca ad andare a scrivere in spiaggia con le Havaianas.
2. Reparto Elettronica.
Uno smartphone, un cavo per ricaricarlo, un auricolare con relativa scatoletta (cioè, non l’auricolare dentro la scatoletta, ma l’auricolare tutto attorcigliato intorno alle chiavi, e la scatoletta, perfettamente chiusa, da un’altra parte); un cavo per ricaricare il computer.
Utilizzo dei cavi: rarissimo, dato che ne semino altrettanti in ogni posto dove sosto abitualmente (casa, ufficio, albergo, etc.).
In pratica, tutti questi cavi mi servono se mi rapiscono e mi portano in una località segreta (piena però di prese elettriche, che se no tutti ‘sti cavi sono perfettamente inutili anche li).
Utilizzo dell’auricolare: pari a zero, dato che ogni volta occorrerebbe un quarto d’ora per disingarbugliarlo dalle chiavi.
3. Reparto creme e make up.
Qui do il meglio.
Una crema tuttofare all’aloe vera (chissà poi perché vera, esisterà anche quella falsa?), che nella mia mente va bene per: mani, piedi, viso, corpo, contusioni, scottature, rivitalizzazione cintura e stivali in pelle.
Anche qui, l’utilizzo è limitato alle ipotesi in cui io abbia bisogno urgente di crema mentre attraverso la strada, dato che casa, ufficio e macchina, sono autonomamente dotati di barattoli di creme di tutti i generi e sottotipi.
Piccolo beauty con tutti i tipi di trucchi, un cerotto (uno solo) di Wile Coyote effetto tatuaggio, utile solo nel caso in cui a farsi male sia il folletto piccolo, dato che nessun altro membro della famiglia vorrebbe andare in giro con il tatuaggio di Wile Coyote sul proprio corpo (men che meno il folletto grande e quello medio); elastici per capelli, pinzette, forbici, tagliaunghie, e tutto ciò che occorre per la perfetta manicure (che non ho mai fatto, dato che uso il gel semipermanente).
4. Varie.
Infine, le varie, la categoria più bella di tutte, dove si rivela la vera personalità dell’interessata (ansiosa, prudente, creativa, organizzata, ipocondriaca, etc…).
Nel reparto varie, la mia borsa di Mary Poppins propone (lascio a voi l’interpretazione froidiana della personalità): una macchinina di Cars rossa fiammante, un pacchetto di biscotti alla crusca, due paia di occhiali da sole di modelli diversi, di cui uno con stanghetta leggermente rotta, una meravigliosa penna di design che scrive senza inchiostro su tutte le superfici, un portafoglio con all’interno un mondo tutto suo (servirà post autonomo per la descrizione del contenuto), un portamonete rotto da un lato con le monete che cadono tute sparpagliate nella borsa.
Perché non cambiarlo? Mah, il bello è proprio qui, non è dato saperlo …
Ma soprattutto: niente fazzoletti per soffiarsi il naso, niente ombrellino pieghevole, niente medicinali.
Quindi, direi, più ottimista che pessimista.
Ed ora tocca a voi.
Datemi la gioia, ditemi che cosa c’è nelle vostre borse…
P.s. Se ve lo state chiedendo, l’intero contenuto descritto viene traslocato da una borsa all’altra due o tre volte la settimana.
P.p.s. Dicono che a volte scrivere sia terapeutico perché aiuta a focalizzare i problemi; in effetti, dopo avere completato questo post, ho tolto dalla borsa un utilissimo lucidalabbra brillantinato.
Una domanda sorge spontanea.
Ma come fanno gli uomini (almeno la maggior parte) a girare senza borsa?

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…ahhh la borsa delle donne!!!
Io ho sempre pensato che la mia fosse un po’ come la borsa di Eta Beta…tutto sempre a portata di mano per ogni evenienza…trucchi pinzette compresse varie portafoglio misura ventiquattr’ore con cui potrei sempre partire in ogni momento per andare anche dall’altra parte del mondo…
Il periodo top è stato quando Andrea era piccolo: un pronto soccorso da fare invidia…potevo avere anche liquidi per contatti meduse a dicembre!!!!!
Certo per gli uomini è facile, normalmente quando girano con le proprie compagne sbolognano nelle loro borse portafogli, sigarette, accendino, …fazzoletti no, non ne hanno mai…li chiedono..
Ultimamente mi sono dotata di una “sottoborsa” che mi consente un più veloce cambio…vana speranza…!!!
cara Ale, sono riuscita finalmente a trovarmi uno spazio silenzioso in questa domenica pomeriggio di “gioca il Genoa alle 3″… e sto divorando con grande entusiasmo tutte le tue pagine… Sei proprio brava, colorita, divertente, perspicace..potrei continuare all’ infinito ma ho proprio voglia di proseguire il mio viaggiò nel tuo mondo…A presto. F.
Grazie Francesca! Sono contentissima di averti tra i miei followers! Tu sai che gioia immensa sia riuscire ad esprimere il proprio lato creativo …