Un coniglio di peluche
In casa nostra vivono tre folletti (i bambini), e un buffo inquilino, cioè il coniglietto di peluche del folletto più piccolo.
Si tratta di un inquilino un po’ particolare, che ormai tutti considerano parte della famiglia.
E’ un coniglio, ma il suo nome è “Orsetto”, anzi “Lorsetto”, tutto attaccato (cosa di per sé piuttosto enigmatica, per non dire inquietante, trattandosi di un coniglio).
Non si sa neanche bene perché sia stato scelto tra tutti i peluche presenti in casa; non è il più bello, né il più nuovo, e nessuno si ricorda bene da dove sia arrivato.
Fatto sta che questo coniglietto di peluche con problemi d’identità ha folgorato il folletto piccolo e ha subìto, con il passare del tempo, un processo di personificazione, un po’ tipo Pinocchio con Mastro Geppetto.
All’inizio il suo ruolo era quello, classico, di compagno per la nanna (oggetto transizionale, per dirla in termini tecnici).
Ma poi, pian piano, il folletto piccolo ha cominciato a “umanizzarlo”, trasformandolo nel suo migliore amico, nonchè inquilino della nostra casa.
Ormai è un membro della famiglia
Così, abbiamo iniziato a trovarlo nei posti più disparati, tipo: nella vasca da bagno vuota, circondato dalle paperelle gialle “vedi? Sta facendo il bagnetto”; seduto davanti al televisore acceso: “Mi spiace, ma non si può cambiare, vuole vedere ancora Cars 2”; nella mia borsa: “Vuole venire con te in ufficio”; e così via.
E, naturalmente, ha iniziato a seguirci tutte le volte che ci muoviamo da casa per qualche viaggio, non chiuso nella valigia “se no soffoca”, ma trascinato per mano (ad altezza folletto, quindi praticamente rasoterra), in modo da spazzare con le orecchie tutti i pavimenti dei vari aeroporti.
Ovviamente, la determinazione del legittimo proprietario è sempre stata tale da non ammettere obiezioni di nessun genere; e, infatti, nessuno ha mai osato contraddirlo.
A un certo punto, è sorto il problema dell’alimentazione.
“Mamma, cosa mangiano i conigli?”
“Mah, non saprei, le carote …”.
“E come mai in casa non ce ne sono?” “Non vuoi mica che muoia di fame?” (effettivamente, messa in questo modo…).
Così, abbiamo cominciato a comprare delle carote apposta per lui e sono cominciati i dialoghi surreali tra i vari membri della famiglia.
Dialoghi surreali

Folletto grande: “Mamma, cosa ci fa il coniglietto svenuto sopra una carota rinsecchita?”
“Sta mangiando, lo sai che è lento, ha bisogno dei suoi tempi”.
Mister M: “Prendo la lista che andiamo a fare la spesa; ma cos’è ‘sta roba?”.
“Ma lo sai, le carote per il coniglio!”.
Da lì a poco abbiamo incominciato a informarci regolarmente sul suo stato d’animo.
“Come sta oggi Lorsetto?”
“Male, è arrabbiato e non vuole essere disturbato”.
“Oggi è molto felice e vuole proprio andare fuori”.
“Oggi è stanco e gli è venuto il mal di testa”.
Finché, qualche settimana fa, è successo l’irreparabile; il coniglio è stato tragicamente dimenticato in un albergo in Austria.
Da un lato, la disperazione del folletto piccolo ha messo a dura prova il resto della famiglia: “Io non ce la faccio MAI a dormire senza il mio Lorsetto!”
Dall’altro, la sfortunata coincidenza liberava un po’ tutti dallo stress della convivenza con la versione moderna di Pinocchio, con tutti i suoi risvolti psicologici.



Così, dopo qualche giorno di interrogativi di vario genere (“cosa starà facendo adesso?”, “gli daranno abbastanza carote?”, “se no cosa, mangia? “I PIRTILLI?”), e dopo tonnellate di rassicurazioni e di fantasiose storie sulle avventure del coniglio tra le montagne in mezzo alle mucche, la questione sembrava quasi superata, con sollievo generale.
Ma ecco il DHL suonare alla porta: “Signora, c’è un pacco per lei, firmi qui”; (“oh, che bello, cosa sarà?” “Forse le scarpe che ho ordinato on line”).
Ma appena aperto il pacco, ecco spuntare le inconfondibili orecchie (veramente una staccata) e gli occhietti furbi del coniglio.
“Mamma, hai visto!” “E’ tornato!” “E’ un FENOMETRO!” “Non poteva stare senza di me!”
“Purtroppo si è fatto male durante il viaggio, ma tu lo aggiusti, dato che sei Dottoressa Peluche”.
E così eccomi, con ago e filo, ad attaccare l’orecchia all’inquilino coniglio.
“Mamma, ti prego, non fargli male”.
“Ma no tesoro, gli facciamo un po’ di anestesia…”.
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……….questo me l’ero perso…sto morendo dal ridere…immaginare la tua faccia quando dal pacco riappare il coniglio non ha prezzo!!!!!!!!!!!!!
Roby! Tu si che sei una follower! E pensa quando al mattino preparo la colazione al coniglio di pezza …
…..e anche il Folletto grande che dice che il coniglio è sevenuto sulla carota rinsecchita…..ah ah ah ah ah…lo vedo troppo!!