Vado a vivere a Londra, cosa lascio, cosa porto, cosa cerco

Ieri mattina, alle ore 8.30, il camion dei traslochi ha suonato alla mia porta, pronto a caricare gli scatoloni con le nostre cose, da portare a Londra, dove ci trasferiremo a vivere nel giro di un mese.

Il che, oltre ad un grandissimo nervosismo, mi ha ispirato una serie di riflessioni che possono riassumersi sinteticamente così: cosa lascio, cosa porto, cosa cerco.

Cosa lascio

Lascio la “comfort zone”

Quella fatta di piccole certezze quotidiane, quell’insieme di piccoli particolari che creano la “rete psicologica di protezione”, come il bar preferito per la colazione con le brioches buone, il parrucchiere di fiducia, il percorso per portare i bambini a scuola, la libreria dove mi rifugio nei momenti in cui voglio stare da sola, i luoghi della città che mi ricordano la mia infanzia e nei quali continuo a vedere me da piccola.

La zona fatta di rapporti e relazioni ormai consolidati, non per questo necessariamente positivi, ma sicuramente comodi perché ormai collaudati da tempo, che non richiedono un particolare sforzo per essere portati avanti.

La zona che ho costruito e delimitato nel tempo, proteggendone i confini, quella che riconosco nel concetto di “tornare a casa” dopo ogni viaggio.

Quella dove io sono io e vengo più o meno riconosciuta dalle persone che mi circondano.

Ma come si fa a lasciare la comfort zone?

Non è facile, ma come tutte le cose basta volerlo, e una volta presa la decisione, il resto viene da sé.

Lascio Genova, una città che, da genovese doc, non faccio altro che criticare mentre ci vivo, trovandole mille difetti; difetti che ci sono veramente, ma che ora vedo come “particolarità”.

La stessa città che, non appena ho preso la decisione di andarmene, mi sembra bellissima, unica, piena di cose da visitare che non ho mai visto.

Mi aggiro da mesi con la macchina fotografica alla scoperta di tutti gli angolini sul mare dove sembra di essere in vacanza invece che in città.

Ammiro estasiata tutti i palazzi del centro storico, che sono effettivamente meravigliosi e che per anni e anni ho visto solo da fuori, passandoci davanti mentre andavo al lavoro, senza mai pensare di entrare dentro a dare un’occhiata.

Elogio perfino il clima (che normalmente d’estate è caldo umido e fa abbastanza schifo, ma quest’anno è una meraviglia, con il sole a picco e un cielo terso che sembra di stare ai Caraibi).

E’ una sensazione un po’ strana, uno dei primi effetti dell’imminente partenza che sto sperimentando da un po’ di tempo a questa parte.

Cosa porto con me a Londra

Solo bagaglio a mano”. Chi ha letto il libro di Gabriele Romagnoli (che ho recensito in questo post) sa di cosa parlo.

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Ogni volta che si affronta un viaggio, e ancor di più un trasloco, bisogna fare delle scelte, a volte non facili.

Ora, poichè il trasporto ha un costo, non si può portare tutto indiscriminatamente, bisogna decidere cosa portare e cosa lasciare.

Insomma, una specie di decluttering forzato.

Ed è lì che viene il bello, perchè è un attimo rendersi conto del fatto che un sacco delle cose di cui ci circondiamo sono in realtà inutili, superflue, e che ne possiamo benissimo fare a meno.

Quindi, io a Londra mi porto dietro l’indispensabile, mio marito ed i miei tre folletti, e ciò che mi appartiene nel senso più profondo del termine, quello che mi rende felice e in cui mi riconosco (va beh, tanto per essere chiari, scarpe e borse le porto tutte).

E non sto parlando soltanto di oggetti

Mi porto a Londra gli affetti sinceri, gli amici di sempre, le persone che ho conosciuto negli anni e che hanno saputo sorprendermi, le amiche nuove che sono entrate nel mio cuore, i contatti di lavoro sui quali so di poter contare.

Lascio tutto il resto

Le amicizie superficiali, le conoscenze forzate, le persone che mi hanno delusa, quelle invidiose e quelle che hanno cercato di riversare su di me le loro insicurezze.

Senza rancori e senza bisogno di recriminare.

Le lascio qui, semplicemente.

Cancello i numeri di telefono dal mio cellulare e me ne dimentico, per sempre.

So che si può fare una cosa del genere anche senza partire, ma dovendo andare via è più facile, basta un click.

Quello che mi ha profondamente colpito è che anche il folletto piccolo ha dovuto scegliere tra i suoi circa quaranta peluches, potendone portare via solo alcuni e, con mia grande sorpresa, ne ha scelti quattro o cinque, quelli dei quali non può fare a meno, lasciando qui tutti gli altri con grande nonchalance.

Io, di nascosto, ne ho aggiunti una decina nello scatolone del trasloco, perché alla fine, anche se continuo a provarci, non è proprio così facile come dice Marie Kondo.

Cosa cerco

So che è banale, ma cerco, prima di tutto, di conoscere me stessa.

Voglio vedere come sarà la vera me in un altro contesto, diverso da quello nel quale sono sempre vissuta.

Sarò uguale? Diversa? Capace? Imbranata? Sarò in grado di guidare con il volante dall’altra parte senza rigare tutta la fiancata della macchina? (questa la so già, è no).

Sarò capace, io che vivo di parole, di apprezzare il silenzio, dato che, almeno per i primi tempi a Londra, non conoscendo nessuno, non sarà così facile trovare persone disposte ad ascoltarmi e, pur conoscendo l’inglese, non sarò certo in grado di intavolare le numerose disquisizioni che quotidianamente sostengo qui con le mie amiche su tutto quello che mi passa per la mente?

Poi, cerco Londra

La cerco con la voglia di conoscerla, di scoprirla, di visitarne tutti gli angoli più remoti con la mia macchina fotografica ed il quadernetto degli appunti del blog.

Con il desiderio di capire chi sono i suoi abitanti, cosa mangiano a colazione e cosa fanno alla domenica, cosa si dicono quando vanno al pub dopo il lavoro, e cosa pensano del resto del mondo.

Ma, soprattutto, con la gioia di svelare una delle mie più grandi curiosità: le madri londinesi saranno come quelle italiane? E, in particolare, avranno anche loro i famigerati e temutissimi gruppi di WhatsApp per le classi dei figli?

Questo è, molto in sintesi, quello che cerco; se avete voglia di seguirmi (presto attiverò la nuova categoria del blog dedicata all’esperienza londinese), vi racconterò quello che trovo, con dovizia di particolari.