Scattano i saldi

Due volte all’anno, con grande gioia collettiva, arriva l’ora dei saldi, caratterizzata da una vera e propria psicologia dell’acquisto tutta particolare, molto divertente da osservare.

All’inizio tutti partono con buone intenzioni e regole universali tipo: comprare solo capi di buona fattura e di colori basic intramontabili, completare il guardaroba acquistando ciò che manca nell’armadio, procurarsi quel modello dell’ultima collezione puntato sin da inizio stagione, e così via, in un tripudio di buoni propositi, in modo da sfruttare al massimo le occasioni di sconto.

Quasi subito, però, ci si accorge che i capi salienti del guardaroba, quelli classici da possedere sempre, tipo cappotto blu, impermeabile beige, piumino nero e, men che meno, il modello di punta dell’ultima collezione, nei saldi non ci sono proprio e, quel che è peggio, non ci sono nemmeno le taglie intermedie (quelle che vanno bene un po’ a tutte).

Chissà perché, ma durante i saldi, proprio quei capi che converrebbe comprare, spariscono dalla circolazione e si smaterializzano diventando introvabili come mosche bianche.

L’autoconvincimento

Allora, pur di non perdere l’occasione di fare affari, subentra la filosofia “dell’outlet” (o dell’autoconvincimento), che sarebbe più o meno questa: volevo comprare un cappotto blu di taglio classico, invece ho trovato un’originale mantella in lana color “can che fugge” (espressione che rende benissimo l’idea di tutti quei colori indefiniti e indefinibili, via di mezzo tra questo e quello).

Però, in effetti, una bella mantella in lana color can che fugge non ce l’ho nell’armadio (e, infatti, ci sarà pure una ragione se non ho mai sentito il bisogno di acquistarla!).

E poi, è molto più originale la mantella in lana color can che fugge di un cappotto blu che ce l’hanno tutti (quando la metto non lo so, magari a un raduno di fan di cappuccetto rosso).

Inoltre, questo color can che fugge non è molto ben definito, quindi sta bene un po’ con tutto (va beh, più o meno con tutto).

La taglia giusta non ce l’hanno, c’è solo quella più grande, ma poi, magari, si restringe (e come? con la pioggia?); inoltre, se ingrasso due o tre chili possono continuare ad indossarla.

Per non parlare del prezzo: un vero affare (ci credo, piuttosto che tenersela ancora nel negozio!)

Così, invece di un cappotto della taglia giusta di colore blu con il quaranta per cento di sconto, si torna a casa con una mantella color can che fugge della taglia sbagliata, destinata a marcire sul fondo dell’armadio a tempo indeterminato, insieme agli affaroni degli anni precedenti.

Mi serviva proprio

Un altro esempio eclatante di acquisto in saldo “vero affare” è quello delle scarpe strette, un po’ sul genere sorellastra di Cenerentola che si prova la scarpetta di cristallo.

“Ma no, mi va bene anche se è un numero in meno, tanto poi cedono”.

Non si capisce bene secondo quale regola non scritta ideata dalle commesse zelanti dei negozi di abbigliamento, tutto ciò che è largo “un po’ si restringe”, mentre tutto ciò che è stretto è destinato “a cedere”.

Il problema è che, anche ammesso che le scarpe “cedano”, nel frattempo, per farle cedere, bisogna indossarle, il che significa subire l’effetto “stivaletto malese”, con lacrime e chiocche che nemmeno Carla Fracci dei tempi d’oro si sentiva di sopportare.

Inutile tentare con le liste dei capi che mancano nell’armadio; tutti i più buoni propositi saltano istantaneamente alla vista della prima vetrina con scritto ribassi.

I negozianti durante i saldi

Molto divertente, bisogna riconoscerlo, anche la fantasia dei negozianti nella stagione dei saldi, che si sbizzarriscono in cartelli di varia natura, con propositi non sempre del tutto chiari.

Si parte dal genere minatorio: “non si provano i capi e non si fanno cambi” (quindi, in pratica, l’acquisto è una specie di roulette russa, del tipo o la va o la spacca); cioè, in altre parole, vedo un magione, lo soppeso a occhio, lo compro e, se non mi va bene cosa faccio, lo riciclo come panno per pulire i vetri?

E ancora, sempre sul genere minaccia velata: “ultima occasione”, “ultimi giorni”, “ultimi capi rimasti”.

Quindi, in altre parole, se non compro oggi quel fantastico abitino color vinaccia, o tinta senape, o quel cappottino color mattone, potrei pentirmene per sempre (va beh, forse si può anche correre il rischio).

Poi, c’è il genere negoziante creativo.

“Doppi saldi”, “promozioni in corso”, “saldi estremi”.

E quello un po’ misterioso, “sconti all’interno”, che fa pensare ad una forma di complicità un po’ segreta, che ha sempre il suo fascino.

Bisogna però dire che, quell’unica volta in cui si riesce a trovare proprio ciò che si cercava, alla metà del prezzo originario, la soddisfazione è enorme e la si ricorda anche a distanza di anni.

Ma, in ogni caso, comunque si rigiri la frittata, i saldi sono sempre i saldi e non c’è errore del passato che tenga.

Almeno un abito della taglia sbagliata, o di colore improponibile, alla fine finisce sempre nell’armadio, a far compagnia agli affaroni delle stagioni precedenti (in genere, si riconosce a prima vista, perché possiede ancora il cartellino inesorabilmente attaccato).