Molti dei problemi tra uomini e donne derivano da difficoltà di comunicazione dovuti al semplice fatto che, com’è a tutti noto, lui e lei non usano lo stesso linguaggio.

Per prima cosa, una donna usa normalmente il triplo delle parole di un uomo per descrivere lo stesso concetto. Il che, oltre a creare difficoltà di interazione, fa sì che lui sia già nell’altra stanza sotto la doccia prima che lei abbia finito con i preamboli.

La cosa peggiora nelle conversazioni telefoniche dove lui, notoriamente, (salvo rare eccezioni) tende a diventare telegrafico, mentre lei, non si sa bene il perché, tende a diventare logorroica.

La comunicazione telefonica

Ecco un esempio concreto di comunicazione telefonica tipo, il cui scopo è quello di darsi un appuntamento.

Driiin! Lui: “Ci vediamo alle quattro all’angolo di Piazza Palermo”. Click.

Lei: “Pronto?” “Chi parla?” “Ah, ciao, sei tu?” (il cellulare ha già visualizzato il nome a caratteri cubitali, ma non si sa mai, qualcuno potrebbe sempre essersene impossessato; specialmente con quel messaggio così telegrafico e perentorio che sembra tratto da un film poliziesco per la richiesta del riscatto). “Tutto bene?” (ci siamo già sentiti otto volte, di cui l’ultima un quarto d’ora fa, ma è sempre meglio sincerarsene e poi non vorrei mai pensasse che sia diventata insensibile). “Sì, certo, alle quattro va bene così finisco questo e quello” (segue elenco dettagliato di ciò che intende fare nelle prossime due ore, per lui d’interesse pari all’elenco telefonico del Sudafrica).

L’interpretazione

Da questo momento in poi la conversazione diventa un monologo perché lui, nel frattempo, ha riattaccato e ha già percorso il tragitto autostradale da Milano a Como.

“Dunque, Piazza Palermo è quella dove fanno il mercato?” “Che si trova vicino a Via Trebisonda?” (si, lo so, abito in città da quando sono nata, ma le vie di quel quartiere sono difficili e non le ho mai memorizzate, di solito vado in zona e poi le percorro in un senso e nell’altro finché non trovo quella giusta). “Non mi potresti dire almeno il nome di un negozio (tipo ci vediamo davanti a Intimissimi) così mi oriento?”.

A questo punto, insieme alla consapevolezza di parlare da sola (sarà caduta la linea?) sopraggiunge una fondamentale considerazione che richiede altra telefonata di spiegazioni: la piazza è quadrata (se no, non avrebbe detto all’angolo), ma, proprio perché quadrata, ha per forza quattro angoli; quindi, in mancanza di punti di riferimento seri (tipo “vicino al negozio di formaggi, dove abbiamo acquistato quel fantastico Camembert”), quale angolo avrà voluto intendere? (inutile dire che lui ha inteso dire l’unico angolo al quale ci si può accostare senza invadere le corsie dell’autobus e rischiare il ritiro della patente, cosa dal suo punto di vista talmente ovvia da considerare la specificazione come un’offesa).

I significati nascosti

MoMa

Un altro problemino di comunicazione di cui è bene tener conto è dato da questa fondamentale differenza: quando lui vuole dire una cosa, la dice. Punto.

Quando lei vuole dire una cosa, preferisce ricorrere ad altri metodi quali il “sottinteso sapiente” e l’”allusione suggestionante”, non disdegnando l’utilizzo di qualche figura retorica tipo la “simpatica metafora”.

Ecco un esempio di conversazione per rendere meglio l’idea.

Lui: “Per Natale non voglio regali”. “Se proprio non possiamo farne a meno, cerca di comunicarmelo con un certo anticipo così se mi fa schifo te lo dico ed evitiamo di sprecare soldi (ti ricordo che il conto è cointestato)”.

Lei: “Questo Natale hanno tirato fuori delle borse veramente belle; specialmente alcuni stilisti importanti” (sottinteso sapiente).

“Anche le scarpe non sono male. In particolar modo quelle con la suola tutta rossa” (allusione suggestionante).

“D’altra parte, un uomo come te non può certo presentarsi in compagnia di una che sembra pronta per andare per funghi” (ecco la simpatica metafora). Segue elenco dettagliato di tutto quello che le amiche hanno ricevuto negli ultimi otto anni a Natale.

Il risultato di questa conversazione è, generalmente, che lei è profondamente delusa perché privata della gioia di andare in giro per negozi affollati nella calda atmosfera natalizia, mentre lui, oltre ad essere costretto a un’agghiacciante maratona per le vie del centro, deve anche consultare tutte le amiche di lei (che, in quanto donne, si esprimono nello stesso incomprensibile modo) per essere sicuro di non sbagliare colore e modello.

Altri esempi di comunicazione uomo donna

Il problema di comunicazione non è esclusivo del rapporto di coppia, ma si può ritrovare in vari tipi di relazione.

Ecco, ad esempio, una tipica conversazione via sms tra madre (abbastanza tecnologica) e figlio dodicenne, che dimostra come la differenza fisiologica sia presente sin dalla nascita.

Madre: “Ciao tesoro, tutto bene?” “Com’è andata a scuola oggi?” “Sono stati debellati i pidocchi dalla classe?” “A proposito, il Prof. vi ha portato la verifica di spagnolo che avete fatto Venerdì scorso?” “E cosa ha detto?”.

Figlio: “Si”.

Madre: “Ma amore, sì cosa di preciso?” “I pidocchi?” “La verifica?” “E già che ci siamo, cosa ha comunicato il direttore a proposito della settimana bianca?” “Ti voglio bene”. “Ci vediamo dopo”. “Mamma”.

Figlio: “No”.

Madre: “Ma come no, cioè hanno annullato la settimana bianca?” “Così, senza preannunciare nulla?” “O forse volevi intendere che dopo non ci vediamo?” “Ma dove vorresti andare a soli dodici anni?” “Va beh, ne parliamo stasera così mi racconti tutto”. “Senti, tossisce ancora tuo fratello?” “Certo che sei piuttosto sintetico…”.

Figlio: “Ok”.

“Compra latto”; “e”.

Concetto che la madre avrebbe espresso, più o meno, così: “compra latto”; “oh, accidenti, questi correttori automatici fanno partire i messaggi prima che uno abbia avuto il tempo di correggerli!” “Naturalmente volevo dire latte, so bene come si scrive in Italiano” (seguono almeno quattro emoticons per descrivere lo stato d’animo tra la sorpresa e il disappunto).

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