Le mie scoperte del mese di Giugno.

Un libro

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Francesco Piccolo. Momenti di trascurabile infelicità (Einaudi, 2015).

Ho amato alla follia “Momenti di trascurabile infelicità”, che mi ha regalato una mia amica e che ho letto, tutto d’un fiato, durante un volo aereo notturno, senza riuscire a staccarmene; così come ho amato “Momenti di trascurabile felicità”, Einaudi, 2010, che sono andata a leggere subito dopo, incredula del fatto che mi fosse sfuggito.

Quel che adoro, oltre alla copertina, è l’abilità con cui Francesco Piccolo riesce a descrivere, in poche righe, situazioni e momenti che a me sembra di provare tutti i giorni, e che, fino a quel momento, mi sembravano solo miei.

In pratica, leggendo, ho continuamente la sensazione di vedere rappresentato qualcosa che volevo dire io, solo che lui lo dice molto meglio.

Ogni due pagine mi fermo e penso: ecco, sì, è vero, anch’io faccio quella cosa lì, ma come faceva a saperlo? Ma come ho fatto a non pensarci prima, cavoli anch’io mi sono sempre sentita triste quando vedo qualcosa tipo “Gli addobbi natalizi. Appena dopo Natale”.

Mi ha fatto morire dal ridere la parte in cui racconta del rapporto con il duo secondogenito (da lui definito “Il Giapponese”), meravigliosamente diverso dalla primogenita e straordinariamente devastante degli equilibri familiari (volendo, potete andare direttamente a pagina 15, e cominciare da lì).

Forse perché, in qualche modo, ha legittimato cose che ho sempre pensato.

Dettagli

Mi sono entusiasmata nel capitolo in cui descrive la dieta Dukan (pag. 65), specialmente nella parte in cui precisa che “…il corpo ha bisogno di rigatoni e oro Saiwa molto più di quanto si possa immaginare…” e che “…ho capito in modo più preciso perché le tigri e i leoni sono così aggressivi. In pratica, anche loro fanno la Dukan…”.

Sono letteralmente impazzita nel capitolo che comincia con “c’è stato un problema tra me, mia madre e Giorgio Napolitano” (pag. 31) in cui racconta di come la madre, ogni volta che lui veniva ricevuto dal Presidente della Repubblica per la consegna dei David di Donatello, gli chiedesse di ricordare a quest’ultimo che quarant’anni prima aveva scelto il ristorante della sua famiglia per il proprio ricevimento di nozze, e come lui, di conseguenza, vivesse con terrore ogni nomination (nonchè la rielezione del Presidente) per l’incubo di dovergli dire quella frase che stava tanto a cuore alla mamma e cioè “Lei si è sposato al nostro ristorante”.

Per me vale la pena di leggere il libro anche solo per la parte sulle feste dei bambini.

Qualsiasi tentativo di riepilogo sarebbe sminuente. Andate a pagina 127.

Solo alla fine, dopo avere letto il libro, ho scoperto (guardando su Wikipedia) che Francesco Piccolo è lo sceneggiatore (oltreché de “Il Capitale Umano”, e di numerosi altri successi) del film che io amo di più in assoluto di tutto il Cinema Italiano, ovvero “La prima cosa bella” di Paolo Virzì.

Non può essere un caso.

Quindi, aggiungo questa meravigliosa scoperta di Giugno alla lista dei miei personalissimi momenti di trascurabile felicità: quando leggi un libro nuovo senza saperne nulla e scopri che l’autore ha sceneggiato anche il tuo film preferito.

Una mostra

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Milano, Fabrizio Plessi, DIGITAL WALL, Banca Generali Private Banking, 21 maggio 30 settembre 2015.

Mi sono imbattuta per caso nel mio Giugno in questa mostra (anche perché si trova all’interno della sede di una banca, o meglio nella sede milanese di Banca Generali Private Banking in Piazza Sant’Alessandro), quindi in un posto un po’ insolito o, comunque, per me, diverso dal luogo dove mi aspettavo di trovare una mostra d’arte.

Il che ha reso la cosa ancora più bella, perché non me l’aspettavo.

La mostra di Fabrizio Plessi, artista italiano di fama mondiale, si chiama Digital Wall, perché i quadri sono digitali e, quindi, in continuo movimento; sono proiezioni di video giganti che riproducono il movimento degli elementi, come acqua, fuoco e lava, in una continua ed ipnotica trasformazione.

Gli schermi sui quali scorrono i fotogrammi, sono montati come grandi mosaici, e all’interno dei quadri succedono delle cose; non c’è staticità, ma continua evoluzione, ed è veramente difficile smettere di guardare.

I colori sono brillanti: rosso, blu cobalto, verde, giallo, e le forme scorrono, come un flusso ininterrotto.

E’ un modo diverso di intendere l’arte, è arte che si muove, utilizzando le potenzialità dell’High Tech, e mi è piaciuta da matti.

Occhio perché l’apertura al pubblico è solo in alcuni giorni (Martedì, Mercoledì e Giovedì), previo appuntamento.

Queste le mie scoperte di Giugno.

Vediamo un po’ cosa porterà il mese di Luglio.