Per descrivere lo shopping a Londra non so da dove cominciare.
Il che già rende abbastanza l’idea.
E’ tutto talmente bello, colorato, profumato, originale, fantasioso, che è veramente difficile non perdere l’orientamento.
Non si tratta solo dell’abbigliamento: dal cibo ai libri, ai dischi, alle candele profumate, agli oggetti di antiquariato (veri o falsi, fa lo stesso), agli articoli sportivi.
Perfino la frutta nei banchetti per strada (per non parlare dei mercatini rionali), è tirata a lucido e disposta in modo artistico; specialmente le mele, non so perché, sembrano appena saltate fuori dal cestino della strega di Biancaneve.
Impossibile tracciare una mappa che abbia un senso; ma sicuramente possibile formulare una playlist.


Il secondo piano di Selfridges, reparto scarpe da donna
Per le fan di Cenerentola, praticamente il paradiso terrestre.
Non è solo per le quantità di décolleté e pumps riunite tutte insieme, ma per il modo in cui sono esposte.
Ogni marchio ha il proprio corner e tutti fanno a gara tra loro per il migliore allestimento.
Il box di Louboutin, in fondo a sinistra, da solo vale il viaggio per arrivare sino a lì (che, considerata la confusione di Oxford Street nell’ora di punta, effettivamente non è poco).
Senza contare il piacere di poterle prendere in mano e provare in maniera più easy, senza l’austerità del negozio monomarca vero e proprio.


I negozi vintage di quartiere
I migliori, forse, sono quelli un po’ più nascosti, lontani dai luoghi più battuti dai turisti.
Non è difficile trovarli, ce ne sono sparsi un po’ ovunque, anche, se, ovviamente, non tutti dello stesso livello.
Gironzolando per Kensington, ho scoperto The Exchange, in Gloucester Road, e Orsini Vintage, in Earls Court Road, ma con un minimo di occhio, ne spuntano fuori da tutte le parti.
Ho sempre pensato che i negozi vintage dovessero dare la sensazione di “entrare nel solaio di mia nonna”; invece no, a Londra è più come “entrare nella cabina armadio di una star di Hollywood”.
Vestiti di Pucci e di Hervé Léger, cinture di Hermes, spolverini di Miu Miu e perfino una “little black jacket” di Chanel che sembra appena uscita dalla mostra fotografica di Karl Lagerfield.
Certo, i prezzi non sono proprio a buon mercato, ma è sempre molto meno del costo originario.
Un’altra meravigliosa opportunità per il vintage sono i Charity Shops, che si trovano in tutti i quartieri di Londra.
Per saperne di più leggete questo post qui che ho scritto sull’argomento,.



Le piccole librerie indipendenti
Mi piace soprattutto il fatto che siano a tema.
Librerie di viaggi, di libri per bambini, di arte e letteratura, su singole nazioni o sull’Europa in generale, librerie di cucina (tipo The book for cook di Notting Hill), e così via.
Poi, colpisce il fatto che siano piccole, raccolte, e in qualche modo intime.
I libri si vedono meglio e si possono prendere dagli scaffali per consultarli, così la sensazione è un po’ quella di essere in biblioteca.
Le copertine sono coloratissime e piene di illustrazioni, l’interno ancora meglio, impossibile non comprare almeno un libro, di qualunque argomento.
Se vuoi saperne di più sulle librerie indipendenti di Londra dai un’occhiata anche a questo post.


Le vetrine del centro
A parte la confusione perenne a tutte le ore del giorno di Oxford e Regent Street, le vetrine del centro sono proprio belle e viene voglia di comprare di tutto.
Anche il via vai di autobus rossi a due piani (molto spesso fermi in coda), contribuisce a rendere lo shopping a Londra più affascinante che mai.
Ci sono negozi di tutti i tipi, per tutti i gusti, e, democraticamente, per tutte le generazioni.
Difficile trovare in altre città un negozio che vende soltanto cappellini (forse per andare a vedere le corse dei cavalli ad Ascot?), accanto ad uno che propone pearcing e tatuaggi; oppure un negozio che vende unicamente accessori per l’afternoon tea, accanto al paradiso dell’accessorio punk.
Al di sotto dei quattordici anni, obbligatorio un giro da Hamleys Toy Shop, sette piani di pura estasi di giochi e giocattoli di tutti i tipi (con tre figli, impossibile evitarlo, lo captano a chilometri di distanza, come cani da tartufo).
L’unico problema è come tirarli fuori da lì una volta entrati; indispensabile una buona strategia da elaborare prima di mettere piede sul suolo britannico.





Spero che i miei consigli ti possano essere utili.
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Per saperne di più puoi leggere questo post.