A volte l’unico modo per vedere veramente la propria città (Genova, nel mio caso) è trasformarsi in turisti (o, ancora meglio, in viaggiatori).

E’ solo con quel tipo di curiosità, infatti, che si riescono a vedere cose che si sfiorano tutti i giorni, senza mai guardarle veramente.

E’ incredibile come, per cambiare il punto di vista, sia sufficiente alzare lo sguardo in alto mentre si cammina (io di solito guardo le piastrelle del marciapiede), o cambiare, anche di pochissimo, il percorso abituale, passando dalla strada parallela, o, ancora, camminare più lentamente, come si fa quando si visita una città nuova, diversa dalla propria, senza dare tutto per scontato.

Genova è una città bellissima, ma in pochi la conoscono (per chi volesse approfondire, c’è il blog di una mia amica, molto carino, www.stupiscitiagenova.it)

Mi capita spesso di mostrare delle foto ad amici di fuori, che rimangono sorpresi e quasi stupiti di tanta meraviglia (cosa? io conoscevo solo l’imbarco dei traghetti per la Sardegna e la sopraelevata, e mio cugino è stato all’Acquario).

E così mi è venuta voglia di descriverla un po’, per tutti quelli che, la prossima volta che devono prendere il traghetto, hanno voglia di fermarsi un giorno in più per dare un’occhiata in giro.

Centro storico

Certo, il centro storico di Genova non è facile da girare.

Intanto perché è enorme (il più grande d’Europa), e poi perché è veramente un labirinto di strade, stradine, vicoli e vicoletti, alcuni dei quali talmente stretti che ci si passa a malapena.

Ma questa non è una buona ragione per non andarci.

Ci sono infatti, in realtà, un sacco di parti del centro storico molto semplici da visitare; basta tracciare un percorso, che di solito va da qualche punto del centro città (vicino a Piazza De Ferrari) fino al mare, e seguirlo senza indugio.

Già il solo fatto di abbandonare macchine e moto (si gira solo a piedi), rallenta il ritmo ed aiuta ad osservare meglio.

I tesori nascosti

E qui, durante il tragitto, ti imbatterai in: meravigliosi negozi di artigianato con le insegne originali e l’atmosfera ottocentesca (tipo l’antico laboratorio del cioccolato di Romeo Viganotti, Vico Castagna 14 rosso); palazzi stupendi con insospettate logge e affreschi anche nelle parti esterne; chiese romaniche strette tra le case, con chiostri misteriosi nascosti all’interno.

Poi edicole votive ai lati dei palazzi (bisogna guardare in alto, generalmente agli incroci tra due o più strade), antiche osterie famose per la cucina genovese tradizionale (Sa Pesta, Via dei Giustiniani 16 rosso, Antica Osteria di Vico Palla, Vico Palla 15 rosso), ristoranti dall’arredo in stile liberty originale (Bakari, Vico del Fieno 18 rosso) e nuovi locali molto curati che si propongono come elementi di riqualificazione dell’area (Cambi Cafè, Vico Falamonica, 1, dove si mangia nella sala seicentesca affrescata da Bernardo Strozzi, Chichibio, Via Chiossone 20 rosso).

E ancora, pasticcerie storiche che conservano perfettamente l’arredamento originario della Belle époque (Klainguti, Piazza Soziglia 98 rosso), e dai prodotti ormai entrati nella storia della città (Confetteria Pietro Romanengo fu Stefano, Piazza Soziglia 74 rosso).

La cosa bella è che, pur vivendo a Genova da sempre, il centro storico ogni volta è una scoperta; ci sono cose che sono lì da secoli, ma che vedi sempre per la prima volta.

Boccadasse e dintorni

Come tutti i minuscoli borghi di pescatori, Boccadasse è piena di fascino, con quelle stradine strette che si tuffano in mare e le casette colorate tutte appiccicate l’una all’altra.

Il valore aggiunto di questo borgo (ma non è l’unico, ce ne sono anche molti altri, tipo Vernazzola, Priaruggia, Capo Santa Chiara, e così via), è che si trova non vicino alla città, ma proprio in città, dunque non bisogna nemmeno fare lo sforzo di andarci apposta, ci si capita quasi per caso.

Amo passeggiare a Boccadasse nelle mattine d’inverno, quando non c’è nessuno in giro a parte i gatti (numerosi) che si infilano tra le barche, e i pescatori che riparano le reti da pesca.

Amo il fatto che, a Boccadasse, il tempo sembra essersi fermato, non ci sono stabilimenti balneari, né ombrelloni, sdraio, o simili; solo la spiaggetta di sassi, i gozzi in secca, e la vista che, nelle giornate più limpide, fa sembrare vicinissimo il monte di Portofino.

Comunque non è male anche fermarsi a prendere l’aperitivo verso sera in uno dei localini che si affacciano con i tavolini direttamente sulla piazzetta (Antica Osteria Dindi, La Strambata), a un passo dalla spiaggia, che spesso, specialmente in estate, sono stracolmi di gente che sosta lì davanti con una birra in mano a godersi il tramonto.

Il porto antico

Il porto antico di Genova non ha nulla da invidiare ai Pier di New York o di San Francisco, anche perché è stato realizzato nientepopodimeno che da Renzo Piano, che non ha bisogno di troppe presentazioni.

C’è tutto quello che serve per essere un posto perfetto dove trascorrere la giornata: ci sono l’Acquario, il Museo del Mare, il Galeone dei Pirati del film di Roman Polanski, il mare, il sole, il Bigo, che fa godere la vista dall’alto, i Magazzini del Cotone con il Cineplex, Eataly.

Ma soprattutto, oltre a tutto questo, subito dietro, c’è Sottoripa, con i suoi portici e le botteghe storiche e i negozi degli artigiani che stanno lì da secoli; tipo Lucarda (Via di Sottoripa, 61), che vende da mille anni gli abiti per la gente di mare, l’Antica Friggitoria Carega (Via di Sottoripa 113 rosso), con la fila perenne davanti per assaggiare frixeu e farinata, le Antiche Drogherie con le piastrelline bianche all’interno, e chi più ne ha più ne metta.

E poi c’è Palazzo San Giorgio, sede dell’Autorità Portuale, che oltre ad essere meraviglioso, è li dal milleduecento circa.

Quindi, in pratica, c’è la possibilità di passeggiare in un contesto che è sicuramente piacevole e turistico, ma è anche e soprattutto autentico, vero, e che trasuda storia, il che non è tanto facile da trovare in giro.

La focaccia

La focaccia è una di quelle cose che, non ho mai capito perché, ma si trova solo a Genova (va beh, diciamo in Liguria).

Cioè, non è che al di fuori di Genova non esista la focaccia, anche prodotta e sfornata da genovesi, ma è una cosa completamente diversa.

Ora, premesso che gli ingredienti sono quelli, i forni e le teglie per cucinare idem, penso che la differenza stia in quello che ci sta intorno.

Mi spiego meglio.

La focaccia va comprata nel forno (tipo un euro di focaccia), è molto unta, e deve essere avvolta nella “carta della focaccia” (quella che da bambini serviva per mettere la focaccia nella cartella vicina ai quaderni e, nonostante tutti gli sforzi, non impediva che i quaderni si ungessero tutti).

Praticamente la focaccia è buona in tutti i posti, anche se, ovviamente, ciascuno ha i propri forni preferiti e periodicamente, durante le cene tra amici, si discute su quale sia il posto migliore in assoluto (generalmente tutti cercano di prevalere, in base al quartiere di provenienza).

Poi, la focaccia, va mangiata mentre si cammina, o comunque per la strada, in modo che i vicoli, il mare, le barche e la salsedine facciano da sfondo visivo e olfattivo.

Il bello è che la focaccia può fare da colazione (con il caffè o il cappuccino), pranzo, merenda, aperitivo (focaccia e vino bianco), cena; in pratica non esiste ora della giornata in cui non vada bene un pezzo di focaccia.

Insomma, è un po’ come la piadina in Romagna, senza l’accento romagnolo non sembra neanche di mangiare la piadina.

Continua

Ti è piaciuto girare per Genova con me?

Allora non perderti la seconda parte, e leggi quest’altro post con tanti altri consigli e suggerimenti, cliccando qui.