Il trolley strategico è una di quelle soluzioni pratiche che fanno parte dell’arte di viaggiare, capaci di semplificare non poco la fase snervante dei preparativi.
“Colui che vuole viaggiare felice deve viaggiare leggero” (Antoine De Saint Exupéry).
Viaggiando spesso per un weekend, o poco più, in località raggiungibili con l’aereo, è molto utile elaborare una strategia per non sprecare tempo in aeroporto ad aspettare la valigia o, ancor peggio, rischiare di perderla.
Da tempo ho elaborato il “mio” trolley strategico (che, naturalmente, va poi personalizzato a seconda del proprio stile).
Ecco il frutto di tanta elucubrazione.
Versione estiva (più facile)
“I viaggi sono i viaggiatori; ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma quello che siamo” (Fernando Pessoa).
Cosa portare.
Relativamente semplice decidere cosa portare.
Oltre a quello che si indossa, occorrono: bikini, copricostume, shorts, infradito, top, cappello, occhiali da sole, borsa di tela pieghevole da portare in spiaggia; un abitino e un paio di sandali con il tacco per la sera; giubbottino di pelle o equivalente.
Molto più complicato (occorre esercitarsi parecchio), decidere cosa NON portare, resistendo alla tentazione della “sindrome della tartaruga”, che costringe a trascinarsi dietro tutta la casa perché “non si può mai sapere”.
Ecco dunque un elenco di quelle cose che, con uno sforzo di concentrazione, si possono tranquillamente lasciare a casa, quando la meta estiva è una località di mare o giù di lì.
Jeans: tanto non servono, d’estate al mare fa un caldo boia; si appiccicano tutti alle gambe e con il sole danno fastidio.
Maglioncini vari: meglio un solo giacchino di pelle, o di jeans, che trenta golfini, felpette o pashmine “per la sera”, che occupano un sacco di spazio.
Ottocento paia di scarpe: bastano un paio di infradito per il giorno e un paio di sandali o décolleté per la sera, dato che al mare generalmente si sta in spiaggia e, per la maggior parte del tempo, a piedi nudi.
Ok, sembra facile, ma la maggior parte delle volte quando sto per chiudere il trolley ci infilo dentro un paio di scarpe “in più”, che tornano a casa intonse.
Versione invernale (più difficile)

“D’una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda” (Italo Calvino).
Qui è un po’ più complicato perché la stagione invernale evoca sempre scenari da campagna di Russia, stile fischia il vento e urla la bufera.
Anche in questo caso, oltre a ciò che si indossa per viaggiare, che comprende già un bel po’ di roba pesante, servono: leggins (anche di jeans), due o tre maglie calde da mettere anche a strati, sneakers, piumino arrotolabile ultraleggero (da infilare anche strategicamente sotto il cappotto in caso di gelo improvviso); un abitino, un paio di décolleté, una clutch (da riempire con calze e calzini per risparmiare spazio), guanti e collo di pelliccia ecologica, o altro accessorio strategico, per la sera.
Meglio scegliere uno o due colori, ed attenersi a quelli, per non impazzire con gli abbinamenti, che sono già abbastanza difficili.
Cosa NON portare.
Camicie e camicette: non c’è verso; si stropicciano tutte, e sembrano calpestate dalle mucche.
Gonne, pantaloni, giacche, in tessuto “importante”: inutile tentare di ravvivare questi indumenti all’arrivo a destinazione, continueranno ad avere un aspetto orribile.
Mai riuscita a farli “rinvenire” appendendoli, o spazzolandoli, o sistemandoli nel bagno pieno di vapore stile bagno turco; ancora peggio, assumono un’aria malconcia e leggermente alluvionata.
Molto meglio contare su tessuti che non si stropicciano.
Capispalla voluminosi, che occupano da soli tutto lo spazio disponibile: meglio un unico cappotto indosso, ed un collo di pelliccia ecologica scenografico, da aggiungere sopra per la sera, che giacche e giacconi del tutto inutili.
Infine, un libro
“Andare sulla luna non è poi così lontano; il viaggio più lontano è quello all’interno di noi stessi” (Anais Nin).
Come ultima cosa, nel trolley strategico, non può mancare almeno un libro, che serve per collegare il ricordo di “quel” viaggio alle sensazioni di “quel” racconto.
Perfetto trovare un romanzo ambientato nel posto in cui si sta andando.
E’ infatti impagabile la sensazione che si prova visitando un determinato posto con l’immaginazione, attraverso le parole dello scrittore, per poi ritrovarsi, dopo poche ore, fisicamente proprio nel posto descritto, dove un piccolo dettaglio farà nascere per sempre un legame con un particolare personaggio.
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