Mi ha sempre affascinato quel che resta del viaggio.

Il viaggio non è solo scoperta, ma anche, e soprattutto, emozione.

Quel che resta del viaggio è l’insieme di quei momenti, anzi di quegli istanti, che si manifestano durante il viaggio, di solito brevissimi, ma talmente intensi che rimangono nella memoria per sempre.

Momenti che tornano all’improvviso, sotto forma di immagini, a distanza di mesi o di anni, negli istanti vuoti della giornata, mentre aspetti l’autobus alla fermata, o sei in coda al supermercato per pagare la spesa.

Sono i momenti del viaggio in cui dimentichi la stanchezza, il nervosismo, la ressa di turisti in coda per vedere la tua stessa cosa, il traffico caotico e rumoroso, la perdita della valigia in aeroporto, i bambini che litigano da due ore per chi schiaccia per primo il pulsante dell’ascensore.

Istanti in cui ti sembra che la tua missione sia sempre stata quella di arrivare lì, proprio in quel punto, per provare quella precisa sensazione, che forse non si ripeterà più.

Quel che resta del viaggio è l’insieme di tutti gli istanti, brevissimi ma unici, appartenenti a luoghi molto diversi tra loro, accomunati da quella stessa indefinibile sensazione, di essere come al centro di qualcosa.

Ad esempio.

Passeggiare sulla spiaggia di Ipanema

La spiaggia di Ipanema (come peraltro tutte spiagge di Rio de Janeiro) non è una spiaggia normale, come quelle che si trovano in tutti gli altri posti del mondo.

E’ piena dell’energia unica e irripetibile di Rio de Janeiro, che ti assale come una ventata di euforia e di nostalgia insieme, e si fissa istantaneamente nella tua mente.

Forse il segreto sta nel fatto che la spiaggia è lì, attaccata alla città, alle strade, ai semafori, alle piazze; per andarci, ed entrare in un’altra dimensione, basta scendere dal marciapiede, togliersi le scarpe e sdraiarsi per terra, senza pagare biglietti, trovare cancelli, o superare barriere fisiche che dividono la vita della città da quella della spiaggia.

In pratica Rio de Janeiro è la sua spiaggia, e tutta la sua forza viene da lì.

E’ un’energia difficile da spiegare, ma contagiosa, che ti fa venire voglia di ballare il Samba e tuffarti nell’oceano contemporaneamente https://pennaspillo.it/travel/le-spiagge-di-rio/.

Arrampicarsi in cima alla foresta tropicale per vedere la Garganta del Diablo

La cosa più bella di tutte è la sorpresa.

Già camminare in mezzo alla foresta tropicale ha il suo perché.

La vegetazione verdissima, l’umidità che ti assale, gli scorci che si aprono improvvisamente in mezzo agli alberi da una parte e dall’altra, danno una sensazione di distacco dalla realtà.

Ma ad un certo punto, dopo avere attraversato passerelle di legno sul fiume che scorre tranquillo e lento, all’improvviso, preannunciato solo dal fumo del vapore che si alza in lontananza, si apre sotto ai piedi quello che appare come un enorme buco nel terreno, cioè la Garganta del Diablo, il punto più incredibile delle Cascate dell’Iguazù.

A quel punto tutto è solo ed esclusivamente acqua in tumulto dalle sfumature bianche e verdi (dovute ai riflessi della vegetazione), schiuma, rumore assordante delle cascate, che ti ammutolisce e ti impedisce di emettere qualsiasi altro suono, e che crea la sensazione di essere tutt’uno con la natura circostante.

Difficile staccarsi da quel movimento ipnotico, che ti rimane dentro per sempre, ogni volta che chiudi gli occhi e torni là con la mente https://pennaspillo.it/travel/iguazu-garganta-del-diablo/.

Fare un giro sulla High Line di Manhattan al tramonto

Manhattan non è solo il quartiere di una città.

E’ la somma di una serie infinita di film visti, di canzoni cantate, di libri letti e di sogni fatti.

E’ uno stato d’animo indefinibile (Empire State of Mind), che ti prende per sempre e ti riporta là, ogni volta come se fosse la prima.

La High Line è la linea della metropolitana sopraelevata dismessa che corre da Chelsea al Meatpacking District, trasformata in un parco cittadino, esperimento riuscitissimo di arredo urbano, piena di installazioni, elementi di design, piante originali, e scorci metropolitani.

Da una parte (a sinistra percorrendola verso sud) i grattacieli di Downtown, sullo sfondo, (cioè davanti), la Freedom Tower e il ricordo indelebile delle Twin Towers, dall’altra parte (a destra) il fiume Hudson e, più oltre, lo skyline del New Jersey.

Passeggiare sulla High Line al tramonto, quando si accendono le luci dei grattacieli ma non è ancora buio, passando sotto al mitico Hotel Standard Hihg Line, fa pensare di essere al centro del mondo, con una sensazione di energia che si può quasi toccare.

Sensazione, per me, eguagliata solo dal jogging a Central Park, sempre al tramonto, accompagnato dall’avvicinarsi dello skyline dei grattacieli di Midtown sullo sfondo, e dal silenzio del parco all’imbunire.

Da provare, almeno una volta https://pennaspillo.it/travel/meatpacking-district/.

Guidare il motorino nel vento di Mykonos

Myknos è un luogo dove la luce del sole raggiunge un grado di purezza elevato all’ennesima potenza.

La luce è la prima cosa che ti colpisce, insieme al bianco accecante delle case, al blu intenso dei tetti delle chiese, ed alle sfumature di turchese del mare.

La seconda cosa che noti è il vento, che soffia praticamente sempre, incessante, che ti stordisce leggermente e fa apparire tutto un po’ ovattato.

I tramonti, a Mikonos, sono mozzafiato, perché la luce del sole, al tramonto, diventa ancora più nitida, le barche a vela sono più reali, perché quel vento fortissimo le fa viaggiare veloci sull’acqua con le vele spiegate, e il fatto di girare l’isola in costume sul motorino, ti fa tornare ad avere istantaneamente diciotto anni, con la testa di allora.

La sensazione è quella di un luogo dove tornare indietro nel tempo, e dove poterlo fare ripetutamente, senza porsi troppi interrogativi https://pennaspillo.it/travel/mykonos-un-salto-nel-blu/.

Ecco, questo è quel che resta del viaggio, insieme all’insopprimibile voglia di ripartire.