San Francisco
La prima cosa che ci colpisce, arrivando sulla West Coast, a San Francisco, prima ancora di intravedere Golden Gate e isola di Alcatraz avvolta nella sua mitica nebbiolina, è che qui, a differenza della maggior parte del territorio americano, sono (quasi) tutti magri.
Ci spiegano che qui, nella West coast, il movimento organic e quello vegan hanno preso il sopravvento e si sono un po’ tutti fissati con centrifughe e spremute di vario genere, mentre, nel resto dell’America, hamburger e patatine fritte continuano ad andare per la maggiore.
Effettivamente, quando ci sediamo a tavola e ordiniamo il kids menu, invece della solita porzione adatta a sfamare un camionista di ottanta chili, ci portano un piattino quasi adatto a un bambino di cinque anni (va beh, diciamo due).



L’atmosfera della West Coast
L’atmosfera della California è della West Coast in generale è fantastica, tranquilla e rilassata, il cielo è limpido e, la sera, arriva puntuale una specie di nebbiolina dal mare molto affascinante.
Sfrecciamo con i cable cars su e giù per le mitiche strade di San Francisco, proprio uguali a quelle del telefilm degli anni settanta con Michael Douglas.
La cosa bella delle città americane è che sono già tutte famigliari per via del cinema e della tv; in pratica, noi europei, andiamo a verificare che sia tutto come ce lo siamo sempre immaginati, e non restiamo mai delusi.





Non ci facciamo mancare la lavanderia a gettoni (anche perché le restrizioni sul bagaglio cominciano a farsi sentire); anche questa rispetta le aspettative e si presenta esattamente come quella della pubblicità dei Levis degli anni ottanta, con tutte le lavatrici ad oblò in fila e le persone sedute davanti ad aspettare.
L’unico problemino è che l’essiccatrice lascia tutto un po’ umidiccio, ma non ci lasciamo scoraggiare e usciamo tutti e cinque molto fieri della nostra performance.
Visitiamo l’isola di Alcatraz e, naturalmente, ci procuriamo un Golden Gate di media grandezza per il collezionista seriale (lo vorrebbe molto più grande ma, data la conformazione, temiamo possa tirarlo sulla testa del fratello di tre anni in un momento di rabbia).
Quindi, con bucato fresco e bandiera americana sempre al seguito, affittiamo la macchina e ci dirigiamo verso il parco di Yosemite.
Yosemite National Park



Una cosa strana e leggermente inquietante per chi, come noi, proviene dall’Europa, è il fatto che l’America è veramente grande, e le distanze sono molto dilatate.
Inoltre, la natura qui nel West è wild e non scherza per niente.
Per andare da una località all’altra, ci sono ore e ore di macchina, e, generalmente, non s’incontrano né paesini e casette rassicuranti a ogni angolo, né simpatici turisti che guardano il panorama, ma soltanto, di tanto in tanto, enormi camion nella direzione opposta (che ormai distinguiamo perfettamente uno dall’altro, istruiti dal figlio di tre anni che riconosce un Mack Truck da un Peterbilt a chilometri di distanza).
Oltretutto, noi, da bravi turisti europei, non viaggiamo, come gli americani, equipaggiati di tutto punto con acqua e viveri, torce e coperte, e il cellulare (sì, lo so, sembra incredibile nella patria della Apple), in un sacco di punti non prende affatto.
Io e mio marito reagiamo, tuttavia, alla situazione in modo differente: io cerco intensamente di scacciare il pensiero della gomma forata che mi si presenta ripetutamente davanti agli occhi, mentre lui, per sdrammatizzare, racconta ai bambini la trama di “Misery non deve morire”, soffermandosi con dovizia di particolari sulla parte in cui il protagonista cerca di chiamare aiuto e nessuno riesce a trovarlo.
Inoltre, per essere sicuro di sdrammatizzare a dovere, ci informa che sul Mount Hood, in Oregon, non lontano da qui (dove ci recheremo nella successiva tappa del viaggio) hanno girato le scene finali di Shining, quelle dove Jack Nicholson insegue moglie e figlioletto nel labirinto con l’ascia.


Dormire nei lodge
Al lodge, Evergreen Lodge at Yosemite, arriviamo di notte, dopo avere percorso gli ultimi chilometri nel buio più totale, e la gentilissima signora che ci accoglie ci prega di non lasciare niente di commestibile in macchina, nemmeno dentifricio o crema per le mani, per via degli orsi che, durante la notte, potrebbero aprire la macchina e farsi fuori le provviste.
Veniamo ripagati da una notte fantastica, stellata e silenziosa, che ci rilassa e ci fa credere che, tutto sommato, forse abbiamo esagerato un po’ con le preoccupazioni.
Ma, nemmeno il tempo di alzarsi e assaporare le fantastiche marmellate di bacche fatte in casa della colazione, che ecco alzarsi all’orizzonte un fumo nero e denso.
Ci scherziamo sopra “non sarà mica un incendio?”
Invece sì, è proprio un incendio, scoppiato in un canyon vicino, che in men che non si dica si propaga a macchia d’olio, e raggiunge un fronte di diversi chilometri; per domarlo ci vorranno quindici giorni e ne parleranno tutti i giornali d’America.
I Rangers ci suggeriscono di tornare in città …; sì, la natura è decisamente wild qui nel West, forse un po’ troppo per i nostri gusti (per leggere il seguito clicca qui.