Da Las Vegas a Bryce Canyon
Usciamo da Las Vegas (USA 2016, parte 3, Las Vegas) e imbocchiamo la strada in direzione Bryce Canyon National Park con la nostra nuova auto a noleggio, abbastanza ben equipaggiati con cartine, navigatore, guide dei parchi e appunti vari (la distanza da percorrere è di circa quattrocento Km).
Cerchiamo di non sottovalutare nulla.


Siamo europei, non americani, e non siamo abituati alle grandi distanze prive di qualsiasi punto di riferimento abitativo.
E’ inevitabile non riflettere sulla differenza tra il continente americano e quello europeo; da noi è tutto piccolo, è quasi impossibile percorrere un qualsiasi tratto di strada senza incontrare un paese, una città, o perlomeno una casa, un assembramento di qualche tipo.
Qui, invece, è l’esatto contrario.
Appena ci sia allontana da Las Vegas, si entra in un territorio fatto di strada, natura, punto.
Percorriamo decine e decine di miglia senza vedere la minima traccia dell’uomo e, anche se non è la prima volta che esploriamo il territorio degli USA, la sensazione è sempre e comunque straniante e leggermente inquietante.
Attraversiamo il confine con lo Utah e il paesaggio si fa bellissimo; è inverno, fa freddo, e incominciamo a salire.


C’è la neve, che imbianca la strada, ma le montagne ai lati sono di colore rossiccio, e il contrasto cromatico è sorprendente.
E’ comunque un altopiano e non sembra di salire, ma i gradi della temperatura scendono a vista d’occhio, e ci ricordano che siamo in montagna (il Bryce canyon si trova ad un’altitudine che varia tra i 2400 e i 2700 mt).
Lo scenario dal finestrino della macchina cambia in continuazione, e sembra di vedere un film.
Red Canyon
Percorriamo un lungo tratto di strada ed entriamo nella Dixie National Forest; davanti a noi appare improvvisamente uno scenario meraviglioso, quello del Red Canyon.
Ci sono rocce rosso fuoco ovunque, davanti, dietro, di lato; ci sono archi di roccia che si attraversano con la macchina, neve bianca e cielo turchese.


Iniziamo a capire che la natura qui è veramente generosa, ti regala scenari mozzafiato così, senza preavviso, uno dietro l’altro, senza dovere fare nulla per raggiungerli.


Ci muoviamo velocemente per cercare di arrivare al Bryce Canyon con ancora ore di luce, in modo da poterlo visitare con calma, e raggiungiamo l’ingresso del Bryce Canyon National Park verso l’ora di pranzo.
Bryce Canyon
Appena superato il Visitor Center ci dirigiamo verso Sunrise Point, parcheggiamo la macchina e scendiamo.
E, nonostante i video, i racconti, le immagini viste sulle guide, restiamo senza parole.
Davanti a noi si apre la conca dell’Amphiteatre, con le rocce appuntite rosso fuoco coperte, a tratti, da sottili strati di neve bianchissima.


Il tutto reso ancora più suggestivo dalla scarsa presenza di turisti. Ci siamo noi e pochi altri visitatori, che ogni tanto incrociamo lungo il sentiero.
Passeggiamo tra Sunrise Point, Inspiration Point e Sunset Point, che sono collegati tra loro da un sentiero che corre lungo il bordo del Canyon e che arriva fino a Bryce Point, e ci godiamo il silenzio, l’aria pungente e limpida, e uno dei più incredibili panorami della natura che si possano incontrare.
Con la macchina, prima che faccia buio, raggiungiamo tutti gli altri punti panoramici del parco, tra cui Natural Bridge, Agua Canyon e Rainbow Point e, ogni volta, siamo sicuri che quello raggiunto sia più bello del precedente.




Il parco non è grande, con la macchina si gira bene, ci si può fermare con facilità e scattiamo foto come se non ci fosse un domani (io specialmente, con il mio fedelissimo iphone sempre in tasca).
I bambini impazziscono dalla gioia, corrono da una parte all’altra tra le mie urla di protesta (siamo sull’orlo di un Canyon), cercano di arrivare da tutte le parti, vogliono vedere tutto.
A malincuore, dopo avere girato tutto il girabile, il sole tramonta e, mentre calano le tenebre e sorge la luna, lasciamo il parco e ci dirigiamo verso Old Bryce Town, dove ci fermiamo a dormire all’ottimo Ruby’s Inn, motel in stile country di montagna, gestito dalla catena Best Western.
Da Bryce Canyon a Grand Canyon
Partiamo all’alba, per sfruttare tutte le ore di luce.
Decidiamo, dopo consultazione del meteo, di cambiare il nostro programma, tagliando fuori, a malincuore, la Monument Valley.
E’ un vero peccato rinunciare ad una parte del progetto di viaggio, ma la scelta s’impone perché è in arrivo una perturbazione con abbondanti nevicate, che ci impedirebbe (o renderebbe comunque difficoltoso) raggiungere il Grand Canyon, con i suoi 2500 metri di altezza sul livello del mare, e ormai abbiamo capito che la natura qui comanda tutto e non conviene contraddirla.
Il viaggio all’alba è spettacolare, la strada è praticamente deserta e la neve ai lati rende il paesaggio incantato.
Ripassiamo di nuovo davanti al Red Canyon che, adesso, nella luce del mattino, è rosa; poi, di colpo, il paesaggio diventa arancio infuocato, e lentamente appaiono i colori del giorno.


Ancora una volta lo scenario cambia in continuazione, ci sono montagne in lontananza dalle forme più strane, colorate a strati, poi praterie infinite, poi ancora montagne, per più di quattrocento km.
Abbiamo un appuntamento da rispettare, alle 13, per salire sull’elicottero che ci farà fare il giro sopra il Grand Canyon; io non so cosa aspettarmi, ma non sono mai salita su un elicottero e, naturalmente, ho una buona dose di ansia. I bambini, invece, sono esaltatissimi e non parlano d’altro.
Grand Canyon
Superato il confine con l’Arizona, entriamo nel Grand Canyon National Park all’ora di pranzo e ci dirigiamo direttamente al Grand Canyon Airport di Tusayan, per non perdere l’orario del nostro tour; quindi, non ci fermiamo a guardare da nessun punto panoramico, per paura di arrivare in ritardo, consapevoli del fatto che il nostro primo incontro con il Canyon sarà dall’alto.
Sbrighiamo le formalità di rito e saliamo sull’elicottero, che si alza lentamente ed inizia a percorrere il tratto di strada che ci divide dal South Rim; sotto di noi, per il momento, alberi imbiancati ed il profilo del terreno.
Ad un certo punto, raggiunto il bordo, il pilota chi chiede se va tutto bene e se siamo pronti e, un secondo dopo, si lancia nel vuoto; sotto di noi, di colpo, si apre uno scenario impressionante, sterminato, indescrivibile.
Nessuna foto potrà mai rendere giustizia alla maestosità di questo Canyon, lungo più di quattrocento chilometri e profondo quasi due, che da un lato all’altro misura mediamente sedici chilometri e mostra tutti gli strati delle ere geologiche della terra.




Realizziamo in un secondo che la magia del Grand Canyon è tutta lì, in quel momento in cui, per la prima volta, ti affacci dal bordo e vedi quello scenario incredibile con il Colorado River che scorre laggiù in fondo tra le rocce, nelle parole che ti restano in gola e non riescono ad uscire, ed in quella immagine che si imprime negli occhi per sempre.
La vista dall’elicottero
Il tour dura circa cinquanta minuti, non ho più paura dell’elicottero, riesco solo a pensare a quello che sto vedendo, a come la natura riesca sempre a sorprenderti molto di più di quello che ti immagini, a quanto sia incredibile essere lì.
Alla fine, dopo un tempo lunghissimo passato in un secondo, scendiamo dall’elicottero ed iniziamo a girare il parco in macchina, fermandoci in tutti i punti panoramici a guardare giù, a scattare foto, a cercare di non perdere nessuna inquadratura.
E, ancora una volta, giriamo finché la luce va via, e ci costringe ad abbandonare il parco.
Arriviamo al Best Western Squire Inn di Tusayan, a pochi chilometri dall’uscita del parco, dove ci fermeremo a dormire; sogniamo un po’ di riposo, una doccia, una cena American style.
Ma ecco che, nel nostro scenario idilliaco, si fa strada una piccola domanda.
“Mamma, cos’è questa di preciso?”, il folletto medio mi mostra una vescicola nascosta tra i capelli.
“Non è niente amore, ora vediamo se ne compaiono altre”; naturalmente, nel giro di poche ore, ne compaiono una trentina, inequivocabile prova di un perfetto esempio di incipiente varicella della miglior specie, che ci accompagnerà per il resto del viaggio.
No comment, la varicella sul Grand Canyon (!?!) ma d’altra parte, anche questo è viaggiare.
Vi è piaciuto esplorare i parchi dell’Ovest con me?
Il racconto continua; per leggere il segito sulla mitica Route 66 cliccate qui.
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